Il cervello ha una mente propria, di Jeremy Holmes
Traduzione italiana di Silvia Cavedoni ed Emma Francia
Raffaello Cortina Editore, Milano, 2022
Il volume di Jeremy Holmes, autore noto per i suoi testi volti ad approfondire aspetti specifici della teoria dell’attaccamento, è un tentativo di proporre nuove lenti attraverso le quali leggere alcuni concetti che appartengono alla tradizione psicoanalitica. In particolare, Holmes analizza alcune delle implicazioni che la rivoluzione delle neuroscienze, del brain imaging, dell’intelligenza artificiale hanno sulla psicoterapia, per evidenziare in quale modo la psicoanalisi possa tuttora fornire un importante contributo alla nostra comprensione del mondo con il quale interagiamo costantemente.
Lo scopo dell’Autore non è quello di mettere a punto una teoria chiara e definita, bensì avvicinare il lettore alle “nuove frontiere della psicoanalisi”, riconoscendo in quest’ultima una disciplina sempre più chiamata a confrontarsi con altri settori della conoscenza. Il discorso di Holmes ha inizio con il riconoscimento dei contributi forniti da alcuni giganti del pensiero, che hanno posto le fondamenta per la costruzione delle nostre conoscenze attuali, tra cui von Helmholtz, Bernard, Freud, Schrödinger e Bayes.
Il lettore si troverà quindi ad approfondire concetti mutuati da diverse discipline, che fungono da metafore del funzionamento della mente umana e delle interazioni tra la mente e il mondo esterno, come il Free Energy Principle (FEP) e la Prediction Error Minimization (PEM). Il FEP fa riferimento alla necessità degli esseri umani di contrastare il disordine e, quindi, “minimizzare l’entropia dei loro stati sensoriali”: l’energia libera è entropica e il cervello opera come un organismo che lega l’energia in entrata (ad esempio, attraverso i sensi) ai propri modelli predittivi del mondo (ad esempio, schemi codificati nella memoria procedurale).
Con il concetto di Minimizzazione dell’Errore di Previsione (PEM) si fa invece riferimento al fatto che, se la percezione accurata richiede “l’ottimizzazione della precisione degli a-priori top-down e dell’evidenza sensoriale bottom-up” (p. 101), a livello neurobiologico vi è la necessità di modulare e ridurre la discrepanza tra gli input sensoriali e i modelli che li spiegano. Alla luce di questi concetti, l’Autore indica quali possono essere le fondamenta neuroscientifiche della psicoterapia psicoanalitica.
Si tratta di una nuova modalità di pensare a ciò che accade nella mente del paziente, dell’analista, nella loro relazione e, soprattutto, di identificare quali sono i meccanismi responsabili del cambiamento.
Il volume propone numerosi esempi (stralci di casi clinici), utili per chiarire i concetti proposti, partendo da ciò che ha luogo nella concretezza del trattamento terapeutico.
Scheda di lettura a cura di Emma Francia (psicologa e psicoterapeuta in formazione)
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