Psicologia e rai in epoca pandemica: un matrimonio che s’ha da fare

Psicologia e rai in epoca pandemica: un matrimonio che s’ha da fare

Marzo 2020. All’esordio della pandemia il mondo della comunicazione si dimenava, piuttosto scompostamente, nel tentativo di fornire informazioni agli ascoltatori che favorissero comportamenti adeguati in vista del contenimento degli effetti del virus, di cui si cominciava a intravedere il potenziale letale.

Una strategia di comunicazione che sembrava essere basata, per lo più, sulla reiterazione ossessiva dei messaggi, che “terrorizzando” le persone avrebbe aiutato le medesime a posizionarsi correttamente.

Ovviamente nulla di più lontano dal vero.

Questa gestione dei processi di comunicazione, infatti, ha comportato una polarizzazione dell’agire quotidiano su due estremi: chiudersi in casa, la cosiddetta “sindrome della capanna”, piuttosto che agire come “se nulla fosse”. Risposte che si sono cronicizzate nel corso dei mesi.

Ambedue le posizioni, legate a strategie difensive quali negazione e ripiegamento su se stessi, sono da considerarsi assolutamente disfunzionali e, comunque, risultato dell’inefficacia del processo di comunicazione attivato dagli organi di informazione.

L’analisi della composizione degli ospiti nei programmi di informazione durante la pandemia, peraltro, rivelava una ridondanza di medici, virologi, scrittori, giornalisti, politici…. Quasi assenti gli psicologi, come se il tema della gestione dei comportamenti e dei vissuti delle persone, in tale contesto, fosse decisamente periferico, accessorio, rinunciabile.

Ciò  ha chiamato a una riflessione più ampia. Come si è arrivati a questo? Quanto, ma soprattutto come, la psicologia e gli psicologi sono rappresentati dai media?

Le risposte sono state inevitabilmente impietose. La rappresentazione dello psicologo oggi nel mondo della comunicazione si situa tra “santone” e “cialtrone”. Da un lato un approccio filosofico, intellettualoide, dall’altro un’estrema semplificazione e banalizzazione di concetti che sono, invece, ben presenti nelle tematiche esistenziali dei nostri concittadini e che esprimono un vero e proprio bisogno di orientamento.

La domanda di supporto psicologico nel nostro Paese, inoltre, è letteralmente esplosa per effetto della pandemia.

Da queste considerazioni è nato un piano di lavoro condiviso con i Vertici della Rai, con la Direzione Rai per il Sociale, di recente istituzione, e con l’Ordine Nazionale degli Psicologi, che aveva e ha l’obiettivo sfidante di “contaminare” il mondo della Comunicazione di Servizio Pubblico con interventi di una Psicologia legata a evidenze scientifiche e cliniche ineccepibili e, nello stesso tempo, come tutti i contenuti di qualità, comunicabile in maniera semplice, immediata e non autoreferenziale.

È stato varato un Comitato Scientifico di riferimento per tutto il Piano di lavoro composto da Franco Del Corno, David Lazzari, Vittorio Lingiardi e Paola Carruba.

Dato questo scenario i primi due progetti varati e realizzati sono: “Pillole di psicologia” in onda su Elisir il martedì mattina e “Psicologia della vita quotidiana ai tempi del Covid-19” un progetto di formazione in quattro appuntamenti rivolto alle figure professionali del mondo editoriale Rai.

Il primo, nato con la collaborazione del Ministero della Salute e l’Ordine Nazionale degli Psicologi, ha realizzato 13 “pillole” di Psicologia fruibili in logica multimediale sia in video che su piattaforma Rai Play.

In ciascuna puntata, della durata di dieci minuti, si è cercato di rispondere per ciascun argomento trattato a: di cosa si tratta?, cosa può essere considerato “normale” e quando si deve ricorrere all’intervento di uno specialista?, a chi devo rivolgermi e con quali aspettative?

Un aiuto concreto, insomma, che consentisse al pubblico di acquisire consapevolezza e di orientarsi grazie ad un servizio Pubblico in grado di leggere, interpretare ed elaborare le sue esigenze.

Le puntate hanno riguardato: attacchi di panico, disturbi della condotta alimentare, depressione, fobie, disturbi del sonno, rabbia, i disturbi psicosomatici ecc… tutti temi di estrema “attualità” in contesto pandemico

Parallelamente, il secondo progetto, invece, rivolto a figure editoriali Rai (dai giornalisti agli autori di programmi) ha come obiettivo quello di far acquisire consapevolezza circa la situazione psicologica in cui versa la popolazione italiana a seguito dell’andamento della pandemia e, sulla base delle indicazioni legate alla Psicologia della Comunicazione in situazioni di emergenza, potenziare l’efficacia di comunicazione dei protagonisti del Servizio Pubblico.

In sintesi potremmo concludere che “non tutti i mali vengono per nuocere”!

Il Covid-19 con la sua parallela pandemia psicologica ha, infatti, acceso dei potenti riflettori su problematiche che affondano le radici nel passato e che hanno consentito, ci auguriamo, di aprire una stagione nuova nella rappresentazione della Psicologia nelle trasmissioni del Servizio Pubblico Rai.

 

di Paola Carruba, psicologa