In questi mesi, sul Disegno di Legge Zan si sono pronunciate molte persone, più o meno competenti in materia. Ma cosa prevede questa proposta che non era da rifiutare ma da accogliere?
Il DDL Zan propone di estendere le stesse pene previste per chi istiga o commette atti di discriminazione fondati sulla superiorità o l’odio razziale ed etnico anche a coloro che commettono violenza (di qualsiasi tipo) su altre persone per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità. In altri termini, il DDL Zan vuole aumentare la pressione legislativa e penale in seguito ad atti di discriminazione o di odio indirizzati a parti della popolazione più a rischio di stigma. In aggiunta a questo, e non meno importante (anche se quasi mai citato), il DDL prevede la creazione di politiche di modificazione culturale che contrastino più a fondo la discriminazione dell’altro sulla base di questi motivi.
La direzione intrapresa dal DDL Zan, per quanto perfettibile, è quella di garantire a tutte le persone il diritto di vivere senza essere vittime di abusi o molestie. Vuole inserirsi in quella moltitudine di leggi che sottolineano l’importanza di lavorare sul clima culturale della società, una società fatta di individui che sappiano accogliere e rispettare le “varietà dell’essere” come fonti di ricchezza e in cui possa venire meno il pensiero “Io vs. Tu” e “Noi vs. Loro”. Una società in cui non dovrà più essere necessario un disegno di legge per stabilire, nero su bianco, che i diritti di tutti devono essere tutelati.
La bocciatura del DDL Zan e gli inopportuni festeggiamenti nell’aula del Senato non sono solo un passo indietro nel riconoscimento di pari dignità per tutti. Sono anche la dimostrazione della mancanza di volontà, da parte delle forze politiche (e, quindi, dei cittadini che le votano), di creare una società più solidale, inclusiva e accogliente, di educare futuri cittadine e cittadini al pensiero divergente, all’inclusività, alla capacità di empatizzare con chi ci circonda, di riconoscerne le emozioni e gli stati mentali, riducendo il disprezzo e la prevaricazione. È il sogno di coltivare la vita contro la “pulsione di morte”, la volontà di costruire piuttosto che di distruggere.
La bocciatura del ddl Zan sembra ribadire la società verticale a dispetto di quella orizzontale. Qual è la differenza? La differenza sta nel modo di pensare i rapporti tra le persone e tra le persone e la società. Nelle società verticali, i dominanti vengono “selezionati naturalmente” e comandano, mentre chi non sta al passo viene emarginato. Un modo di mantenere questo dominio è gerarchizzare le componenti sociali (dal più forte al più debole) e contrastare le iniziative che guardano alla creazione di una società più inclusiva. Nelle società orizzontali l’eguale valore delle cittadinanze è costitutivo, a partire da quel liberté, égalité, fraternité che risuona dalla Rivoluzione francese e che molti politici sembrano dimenticare. In una società orizzontale, l’obiettivo è il bene comune dove le caratteristiche di ciascuno contribuiscono alla creazione di una società ricca delle sue varietà, capace di promuovere le convivenze: “in questo quadro qualunque persona, per il fatto stesso di esistere, costituisce uno scopo, un fine, una dignità da salvaguardare e la segregazione diventa un controsenso” (Colombo, 2008)*. Forse una società di questo tipo è un’utopia, ma un’utopia a cui tendere, non a cui rinunciare.
Sia chiaro: sarebbe bello vivere in un mondo in cui proposte di legge come il DDL Zan non siano necessarie; vivere in un mondo in cui la dignità dell’altro sia sempre rispettata; vivere in un paese in cui ciascuno di noi, indipendentemente dalla propria identità (di genere, politica, culturale, etnica, e così via) non rischi di essere attaccato da altri che non riconoscono il suo “essere”. Sarebbe bello, ma non è così. E, quindi, l’impegno per i diritti e per l’educazione ai diritti deve continuare.
di Emma Francia, psicologa
* Colombo, G. (2008). Sulle regole. Feltrinelli, Milano.
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI
Articolo 1: Siamo tutti liberi e uguali
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Articolo 2: Non discriminare.
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
COSTITUZIONE ITALIANA
Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Allegato: Nota AIP su DDL Zan