Recensioni
Riflessioni e ricordi di un grande clinico
La psicoanalisi può essere un sostituto della religione?
Quali sono i politici più pericolosi?
Cos’è l’amore felice?
La terapia psicodinamica è efficace? Il dibattito e le evidenze empiriche
a cura di Paolo Migone
FrancoAngeli, Milano, 2021
A partire dagli anni Ottanta, Paolo Migone, che non ha mai distolto lo sguardo dal campo della ricerca sulle terapie psicodinamiche, ha fatto pubblicare, sulla rivista Psicoterapia e Scienze Umane (www.psicoterapiaescienzeumane.it) da lui co-diretta, i principali contributi internazionali su questo tema. Non tanto i sempre numerosi articoli specifici con ipotesi di ricerca ad hoc, bensì i contributi più “fondativi” che affrontano il tema della ricerca in psicoterapia da un punto di vista epistemologico. Sollecitato da diversi colleghi, ora li ha raccolti in un volume, quantomeno i più significativi.
Due le domande di fondo: sono veramente efficaci le terapie psicodinamiche? Che prove abbiamo? Se una delle motivazioni di fondo che hanno spinto il collega Migone a comporre questo volume (che valorizza il versante empirico e non solo, come da tradizione, quello clinico, delle terapie di derivazione psicoanalitica) è stata quella di sfatare il mito delle terapie cognitivo-comportamentali come le sole dotate di “comprovata” efficacia, un’altra motivazione viene senz’altro dal desiderio di spiegare che cosa dobbiamo intendere oggi per “ricerca empirica” in campo psicodinamico (e come questa si differenzia dalla “ricerca clinica”). In tal senso possiamo leggere questo bel volume pubblicato da Franco Angeli in dialogo con un volume tradotto qualche anno fa da Raffaello Cortina, curato da Raymond Levy, Stuart Ablon e Horst Kächele e intitolato La psicoterapia dinamica basata sulla ricerca.
In estrema sintesi, le domande cui i capitoli del volume curato da Paolo Migone cercano di rispondere sono quelle che interessano di più al clinico, per esempio: quali sono esattamente le prove di cui disponiamo dell’efficacia della terapia psicodinamica? Più in generale, quale è la validità scientifica dell’approccio psicodinamico? È possibile fare ricerca sul “caso singolo”? Quali sono i limiti di una psicoterapia evidence-based, cioè “basata sulle evidenze”? Esistono modalità di validazione del processo terapeutico alternative alla ricerca empirica?
Gli autori dei capitoli sono Jonathan Shedler, Horst Kächele, Mark Solms, Falk Leichsenring e Christiane Steinert, Mauro Fornaro, oltre allo stesso Paolo Migone che contribuisce con una parte introduttiva e due capitoli in cui riassume, per rendere il libro più agevole, i lavori di altri autori (tra cui di nuovo Drew Westen, in particolare il suo articolo del 2004 con Catherine Morrison Novotny & Heather Thompson-Brenner intitolato “Lo statuto empirico delle psicoterapie validate empiricamente: assunti, risultati e pubblicazione delle ricerche”, anch’esso a suo tempo tradotto su Psicoterapia e Scienze Umane).
Il capitolo conclusivo è stato scritto da Franco Del Corno e Vittorio Lingiardi.
Tra i tanti motivi per cui consigliamo il volume curato da Paolo Migone è l’importanza di conoscere i fattori che rendono efficace una psicoterapia in un momento in cui molti approcci si “contendono” il mercato. Non sono solo i pazienti che devono essere informati, ma anche i responsabili dei Servizi di salute mentale, le scuole di specializzazione in psicoterapia e le agenzie di formazione.
Scheda di lettura a cura di Franco Del Corno e Vittorio Lingiardi
Puoi acquistarlo qui: FrancoAngeli www.francoangeli.it/Ricerca/scheda_libro.aspx?Id=26952
Preview (indice e presentazione):
https://www.francoangeli.it/Area_PDFDemo/1250.234_demo.pdf
Infedeltà
Lawrence Joseph
Raffaello Cortina, Milano, 2021
Traduzione di: Emma Francia
“Non vedo perché sia legittimo amare insieme Cimarosa, Bach e Strawinski, e sia da fedifraghi amare a un tempo Carolina, Claudia e Maria.”
Questa frase di Bufalino sembra particolarmente appropriata per il tema del libro di Joseph, il cui titolo, diretto ed esplicativo, mette in luce un tema piuttosto dibattuto. La cultura in cui siamo nati e cresciuti attribuisce un valore cospicuo all’importanza della monogamia in quanto valore cardine del matrimonio e di un certo tipo di famiglia, dove i ruoli e le relazioni sono chiare, definite e basate sull’esclusività. Le relazioni monogame continuano quindi a essere considerate il benchmark delle relazioni sentimentali, etero- e omosessuali: le diverse ragioni fornite dall’Autore sono riconducibili al fatto che l’accudimento bigenitoriale della prole è garantito con maggiore probabilità da una relazione sessuale in cui vi è la certezza della paternità.
Tuttavia, l’Autore mostra che l’infedeltà ha un’ampia diffusione e assume diverse forme, sia essa un tradimento seriale o occasionale, o come strategia di sopravvivenza in una relazione infelice. Questo comportamento sembra maggiormente accettato da culture diverse dalla nostra, di cui il volume ci dà un rapido assaggio. Ciò non significa che a queste popolazioni i sentimenti di gelosia per il tradimento e la vendetta nei confronti del fedifrago siano sconosciuti, ma in questi casi le relazioni extraconiugali sono tollerate e possono avere ricadute positive sul rapporto con i figli.
Perchè, dunque, è da fedifraghi amare al contempo Carolina, Claudia e Maria (ma anche Davide, Alessandro e Carlo)? Probabilmente perchè siamo cresciuti con la speranza di trovare “l’anima gemella”, prima persona singolare. Come il bambino piccolo nella relazione primaria con il caregiver non è disposto a condividere con altri il proprio oggetto d’amore, così anche gli adulti nelle loro relazioni sentimentali. L’Autore ci ricorda che la monogamia implica l’esclusività: l’infedeltà del partner, quindi, costituisce un vero e proprio trauma, perchè compromette la sicurezza dell’attaccamento adulto, comporta il crollo delle certezze e soprattutto della fiducia riposta nella persona che si è scelto di avere al proprio fianco. La vittima del tradimento, dunque, conosce il proprio carnefice e anzi ha scelto di farlo entrare nel proprio contesto familiare quando ha iniziato a costruire un futuro assieme a lui o lei. Il tradito ha scelto il proprio Giuda, a volte fra molti pretendenti, e può rivolgere a se stesso pesanti autocritiche o sentimenti di autosvalutazione. Per questo motivo, il lavoro di un eventuale terapeuta, individuale o di coppia, deve essere rivolto anche alla gestione di sentimenti simili nella vittima del tradimento. Joseph mostra inoltre come affrontare il tema dell’infedeltà può essere complicato non solo per chi la subisce, ma anche per lo stesso terapeuta, che ricopre la difficile posizione di “terzo” in relazione alla coppia. Al terapeuta, infatti, è richiesto di provare a comprendere, senza giudicare, sia la posizione del tradito che quella del traditore e svolgere il ruolo di mediatore, rappresentando ad ambedue l’assetto mentale più produttivo per riflettere su questa situazione di crisi. Ma l’infedeltà non riguarda soltanto i membri della coppia, bensì anche l’amante, le famiglie e i figli degli attori di questo “gioco relazionale” e le ripercussioni possono coprire un raggio più ampio di quanto previsto.
Il volume è rivolto a psicoterapeuti che si occupano di pazienti alle prese con i conflitti che derivano dall’infedeltà del partner o del coniuge, e l’Autore ha l’obiettivo di ampliare lo sguardo che si rivolge al tema del tradimento, spesso condizionato da norme culturali e sociali che si sono consolidate nel tempo. Joseph vuole infatti promuovere l’empatia e la comprensione per il punto di vista di coloro che vivono l’esperienza di un triangolo amoroso, siano essi fedifraghi o vittime del tradimento. Indipendentemente dalle motivazioni sottostanti, l’Autore ritiene imprescindibile trattare entrambe le parti con compassione e rispetto, aiutandole ad assumersi le responsabilità relative al proprio ruolo nello svolgimento della situazione, tenendo conto delle difese, legittime, che ciascuno potrebbe erigere. Un esercizio interessante e difficile di sospensione del giudizio e di assunzione di prospettiva.
Scheda di lettura a cura di Silvia Cavedoni (psicologa, psicoterapeuta)
Puoi acquistarlo qui: Libreria Cortina https://bit.ly/2QRCZDC
Negli ultimi anni novanta, Clara Hill ha proposto, per la ricerca sulle psicoterapie, il modello della Consensual Qualitative Research (CQR), che si è rapidamente diffuso ed è ancora oggi fra i più accreditati
Si tratta di un metodo induttivo, che possiede alcune specifiche caratteristiche:
- i dati vengono raccolti mediante domande di tipo open-ended
- le risposte sono verbali e le descrizioni narrative hanno la preminenza sulle procedure di quantificazione, che pure non sono escluse
- la taglia campionaria è ridotta: viene studiato un piccolo numero di soggetti
- viene precisamente descritto il contesto all’interno del quale si svolge la ricerca e ne viene riconosciuta l’importanza
- la ricerca è condotta in gruppo e ogni decisione è presa consensualmente, coinvolgendo anche uno o più auditors esterni
In letteratura, la CQR è giudicata uno dei metodi qualitativi dotati di maggior “trustworthiness”: un concetto che unisce fra loro, a proposito dei dati raccolti, credibilità, utilizzabilità e capacità di stimolare ulteriori riflessioni e ricerche.
Sarah Knox annuncia ora alla SPR list la pubblicazione, da parte della American Psychological Association, del volume Essentials of Consensual Qualitative Research, del quale è coautrice insieme a Clara Hill e che descrive l’approccio della CQR allo studio dei processi della psicoterapia, con esempi e indicazioni utili anche per i ricercatori meno esperti.
Suggerimenti bibliografici
Del Corno, F., Rizzi, P. (2011), La ricerca qualitativa in psicologia clinica, Raffaello Cortina, Milano.
Hill, C.E., Thompson, B.J., Williams, E.N. (1997), “A guide to conducting consensual qualitative research”. In Counseling Psychologist, 25, pp. 517-572.
Hill, C.E., Lambert, M.J. (2004), “Methodological issues in studying psychotherapy processes and outcomes. In Lambert, M.J. (a cura di), Bergin and Garfield’s handbook of psychotherapy and behaviour change (5thed.). Wiley, New York, pp. 72-113
Hill, C. (2005), “La ricerca qualitativa”. In Norcross, J.C., Beutler, L.E., Levant, R.F. (a cura di), Salute mentale: trattamenti basati sull’evidenza. Tr. it. Sovera Multimedia, Roma 2006, pp. 91-98.
Marsha Linehan
Raffaello Cortina, Milano, 2021
Traduzione di: Nidia Morra
Marsha Linehan non ha bisogno di presentazioni: è psicologa, ha un dottorato di ricerca in psicologia ed è un’affermata docente di psicologia negli Stati Uniti. È stata l’ideatrice di uno dei più efficaci metodi per la cura delle persone con diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità, la DBT (Dialectical Behaviour Therapy, Terapia Dialettico-Comportamentale). Tuttavia, prima di diventare una delle psicologhe più affermate anche a livello internazionale, ha dovuto a sua volta attraversare una lunga e profonda sofferenza psichica. Come ricorda Allen Frances nella prefazione al volume, è stata ricoverata per più di due anni e sottoposta a tutti i trattamenti possibili, che non avevano alcun successo; inizialmente diagnosticata come schizofrenica, nel tempo il suo disturbo è stato inquadrato come Disturbo Borderline di Personalità. “Marsha ha trovato una via d’uscita dal suo inferno personale che le ha permesso di condurre gli altri fuori dal loro”.
Questa riflessione è fondamentale dal punto di vista diagnostico: bisogna sempre ricordare che la diagnosi è una categoria (o una descrizione del paziente) che viene applicata a una determinata persona in una determinata fase della sua vita, e quindi può modificarsi, migliorare, peggiorare e addirittura perdere di valore. Ciò che sembra incurabile, non sempre lo è. Marsha Linehan ne è un chiaro esempio: ha vissuto anni decisamente devastanti ma, ad un certo punto, ha trovato la forza e la motivazione per lottare e rialzarsi. E, successivamente, ha trovato la forza per raccontarsi e raccontare come fosse stato possibile arrivare alla formulazione di una terapia così efficace: perché lei stessa sapeva cosa si provasse, ne aveva una conoscenza talmente profonda e radicata che sapeva di cosa i pazienti avessero bisogno.
Questo libro ci porta all’interno del viaggio personale di Marsha Linehan e si apre con la descrizione del discorso che ha tenuto, nel 2011, presso l’Institute of Living, un istituto psichiatrico di Hartford, nel Connecticut. Alla fine del libro, si scopre che l’autrice aveva chiesto di tenere un discorso simile con pazienti ed ex-pazienti dell’Istituto che erano stati sottoposti alla DBT: benché fossero stati invitati all’evento ufficiale, non voleva che ascoltassero quelle parole per la prima volta in quella sede. Di fronte a loro, in un incontro privato, ha dichiarato: “Ho sviluppato questo trattamento per adempiere a un voto che avevo fatto quando ero molto giovane. E il posto in cui ho fatto quel voto era l’Institute of Living, perché mi trovavo qui come paziente – reparto a piano terra, quello ‘chiuso’, per tutto il tempo. Raramente ne potevo uscire. Sarei dovuta rimanere ricoverata solo per poche settimane, ma non sono uscita dall’istituto per due anni e un mese; quindi sono stata rinchiusa per un tempo molto lungo. Ero come siete voi adesso e guardate quello che sono diventata. Anche voi potete uscire dall’inferno. Potete arrivare dove sono io. Vi dico questo perché voglio che capiate quanta speranza potete avere e quanto sia importante che non vi arrendiate.” (Paragrafo: “L’incontro con gli ex-clienti della DBT”, Capitolo: “Rendo pubblica la mia storia: le vere origini della DBT”).
Perché leggere questo libro? A livello professionale, per ricordare sempre che per ogni paziente c’è speranza, anche quando pensiamo che non sia così (e riflettere su che cosa fare quando la perdiamo) e per ricordare il motivo per cui abbiamo scelto questo lavoro, spesso così impegnativo. A livello personale, per darci forza, per lavorare sulle nostre capacità di resilienza, per lottare sempre per quello in cui crediamo. Entrambi i livelli, quello personale e quello professionale, sono presenti in questo libro: è una lettura facile e scorrevole per i neofiti, utile alla riflessione per gli operatori della salute mentale più esperti, racconta lo sviluppo e le principali caratteristiche di una terapia (la DBT) ripetutamente sottoposta a prove di efficacia che è utile conoscere indipendentemente dalle caratteristiche specifiche della propria formazione.
Scheda di lettura a cura di Emma Francia (psicologa, psicodiagnosta)
Puoi acquistarlo qui: Libreria Cortina https://bit.ly/31vIABB
Vincitrice della terza edizione 2021 è Maria Giuseppina Pacilli con l’opera di saggistica “Uomini duri – Il lato oscuro della mascolinità” (Il Mulino)
La cura, l’organizzazione e la promozione sono affidate a un Comitato formato da:
Camilla Amadei, Pietro Roberto Goisis, Vittorio Lingiardi, Fabio Madeddu, Daniele Malaguti con il patrocinio e il sostegno, tra gli altri di SPR-IAG, CSCP, ASP e Centro Berne.
La Premiazione si è svolta il 19 febbraio 2021 ore 18:30 su piattaforma zoom (www.premiogherardoamadei.it) e si può riguardare la registrazione della cerimonia sulla pagina Facebook https://fb.me/e/FaBFUGqo
Leggi anche il Report della premiazione a cura di Emma Francia.
Carone Nicola
Le famiglie omogenitoriali - Teorie, clinica e ricerca
Raffaello Cortina Editore, 2021
Le famiglie omogenitoriali di Nicola Carone è, per prima cosa, un lavoro in qualche modo “atteso”, specialmente nel panorama italiano. La letteratura scientifica sul tema in Italia, infatti, si è decisamente arricchita negli ultimi decenni, e il testo di Carone rappresenta uno sforzo importante di sintesi e approfondimento in tal senso, un sicuro e valido aiuto alla comunità scientifica dei professionisti della salute mentale, che spesso si trovano impreparati - nella pratica clinica ma anche nello spazio di pensiero - rispetto a un tema come questo, nonostante il numero sempre crescente di famiglie italiane che vedono figli e figlie pensati, voluti e cresciuti da coppie omosessuali.
Il tentativo, riuscito, è quello di condensare e ordinare lo stato dell’arte delle scienze psicologiche sul tema dell’omogenitorialità, sul piano teorico, clinico e di ricerca. Ma forse sarebbe meglio parlare di omogenitorialità al plurale, nelle sue declinazioni molteplici per le coppie gay e lesbiche che intrecciano i loro destini e desideri con i donatori, le donatrici e le gestanti per altri indispensabili all’atto procreativo - i birth others, come definiti nel volume. Scenari esistenziali, questi, che nello spazio pubblico e istituzionale italiano rischiano troppo spesso di non essere visti e riconosciuti, pur a fronte di una loro fenomenologia e quantità ormai tutt’altro che invisibile.
Carone ci accompagna in primo luogo all’interno di un mondo di relazioni, affetti e progetti che rimandano al tema del diventare genitori, indipendentemente dal genere e dall’orientamento sessuale. Un processo che viene descritto dall’autore in tutta la sua delicatezza e complessità, nel suo continuo intreccio tra aspetti biologici, ambientali e sociali, e soprattutto nei modi imprevisti, sorprendenti, molteplici con cui il diventare genitori può manifestarsi ben al di là dello scenario prototipico - eterosessuale, possibilmente coniugale, procreativo.
Sono infatti molti i viaggi che portano dalla coscienza procreativa interna a ciascun essere umano, al pensare di dare forma a un progetto condiviso che renda responsabili incondizionati di quel figlio o quella figlia. E se una buona parte di questo complesso tragitto accomuna le genitorialità eterosessuale e omosessuali, il libro delinea con chiarezza tutti i punti invece di scarto e di specificità previsti dai contesti omogenitoriali: in parte sicuramente per la stigmatizzazione incontrata, per il suo essere forma familiare inconcepibile, ma anche per il suo mettere in vibrante discussione gli elementi distinti della provenienza e della appartenenza come elementi che ogni nuova vita porta con sé.
Un testo completo, quindi, che unisce a sé almeno tre elementi di forza: il riferimento ai dati di ricerca come importante filo rosso che caratterizza tutto il testo e conferisce solidità scientifica alle riflessioni proposte; la presenza costante di un dialogo sinergico tra riferimenti teorici ed esperienze cliniche, che rendono la lettura del testo un qualcosa di autenticamente coinvolgente e toccante; la sommatoria di questi due elementi, infine, rende questo testo prezioso per gli addetti ai lavori e, al contempo, accessibile e pienamente apprezzabile - forse con un pizzico di impegno - anche a chi addetto ai lavori non è.
Scheda di lettura a cura di Anna Giulia Curti
Puoi acquistare il volume qui: